La correzione dell’errore è sempre un momento delicato. Una delle tante questioni che insorgono è se fare la correzione davanti al gruppo mentre si sta lavorando oppure prendere il ragazzo e parlarci a “quattr’occhi”. Come per molte altre domande non c’è una risposta univoca. Tenere in considerazione il contesto nel quale capita l’episodio, gli obiettivi del momento e le caratteristiche di personalità del ragazzo può aiutarci a fare la scelta più opportuna.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza attraverso l’analisi di alcune situazioni pratiche.

Allenamento o partita? È evidente che se ci troviamo in contesto di allenamento diventa più facile gestire la cosa e possiamo scegliere se effettuare la correzione del singolo individualmente o col gruppo. Quando optiamo per la correzione individuale possiamo decidere se avvicinarci al ragazzo o chiedergli di venire da noi. Nel primo caso ottimizziamo i tempi e manteniamo il ragazzo nella sua posizione di lavoro. In fondo siamo noi al suo servizio, non viceversa! Se siamo in partita è chiaro che sarà il ragazzo ad avvicinarsi al bordo campo. È comunque auspicabile ridurre tale evenienza allo stretto necessario così da mantenere continuità e autonomia di gioco. La partita dovrebbe essere un momento in cui il ragazzo esprime completamente sé stesso.
Un’altra cosa da fare è capire se l’errore commesso è una cosa che riguarda solo quell’atleta:
- È recidivo?
- Altri giocatori stanno facendo lo stesso errore?
- La stessa cosa capita anche ad altri ragazzi?
Se mi rendo conto che è una “questione di squadra” o che comunque più giocatori sperimentano la stessa difficoltà è utile effettuare la correzione col gruppo: in questo caso è bene adottare tutti gli accorgimenti a livello comunicativo e fare in modo che il ragazzo non si senta messo alla gogna e non sia mortificato. Ricordiamoci che in età evolutiva l’accettazione del gruppo e l’insicurezza personale sono elementi importanti su cui lavorare. Correggere davanti al gruppo se mal gestito può mettere in imbarazzo il giocatore che può sentirsi umiliato, deriso, mortificato.
È bene quindi far capire alla squadra che la correzione del giocatore è rivolta a tutto il gruppo il quale potrebbe incorrere nello stesso sbaglio.
Se invece l’errore si sta rivelando una difficoltà specifica del singolo è opportuno parlare direttamente con l’interessato: in questo modo si potrà affrontare la questione personalmente in uno scambio comunicativo collaborativo e concreto alla ricerca del problema e delle possibili soluzioni. A volte la difficoltà del singolo non si riduce ad un mero problema tecnico per cui il parlare vis-a-vis permette al tecnico di capire se vi è un momento di difficoltà di ordine psicologico, relazionale, motivazionale ecc.
Se abbiamo appurato che l’errore riguarda solo il singolo, affrontarlo individualmente ha l’ulteriore vantaggio di evitare inutili interruzioni: gli altri atleti possono continuare a lavorare mantenendo l’attenzione sul compito.

Capire l’obiettivo del momento mi fornisce ulteriori indicazioni sul comportamento da adottare: se, per esempio, sto lavorando sulla coesione e supporto di gruppo posso fare un intervento di squadra; se sto ponendo particolare attenzione all’intensità e continuità di gioco opto per una correzione senza interruzioni. Di fatto quest’ultima opzione è generalmente sempre da preferire quando possibile proprio per abituare i ragazzi ad allenarsi con intensità e a dividere la loro attenzione su più compiti: conduco la palla, cerco il compagno e tengo d’occhio l’avversario mantenendo un orientamento del corpo funzionale al gioco mentre il Mister mi fornisce un’indicazione ed io stesso sto cercando una soluzione! Il gioco del calcio è cognitivo prima ancora che tecnico-tattico!
Ci sono infine giocatori che fanno della correzione una questione assolutamente personale per cui non ha importanza se viene fatta loro in presenza di altri; ci sono giocatori che devono ancora imparare ad accettare la critica per cui gradualmente hanno bisogno di capire che non vi è mai nulla di personale nel mostrarsi fallibili.
Ricordiamoci, e concludo, che è sempre buona regola, soprattutto se correggo il singolo col gruppo e che quindi la critica è rivolta specificatamente al giocatore, chiamare per nome (vedi
articolo sulle strategie cattura attenzione di Aprile 2017). In questo modo catturerò subito la sua attenzione e gli altri giocatori sapranno che non ci stiamo rivolgendo a loro.